Il Mistero dell'Esistente: Oltre le Apparenti Contraddizioni
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Il Post di oggi è tratto da alcune mie CogitoLetter scelte ad hoc e rivisitate per Substack.
Ma poi arrivò il Fuoco e con esso nacque la disparità: caldo e freddo, vita e morte e, naturalmente, luce e oscurità.
- Hidetaka Miyazaki
Hidetaka Miyazaki - autore a me molto caro che ha partorito opere clamorose come Dark Souls, Bloodborne e Elden Ring - concepisce tutta la vita presente nell’universo, dalla massa informe primordiale che ha dato origine al tutto fino agli esseri senzienti di cui siamo parte anche noi esseri umani, come attraversata dal dualismo degli opposti.
Prima che ci fosse vita all’interno del cosmo, infatti, vi era l’eterna staticità del non essere: tutto era fermo, immobile e uguale a sé stesso. Ma poi ad un certo punto - come avete letto nella citazione qui sopra - è giunta la Fiamma.
Parafrasando la Genesi biblica potremmo concepire questa Fiamma come una metafora del principio della vita universale: si potrebbe paragonare al Verbo del Vangelo di Giovanni, al Numero della filosofia pitagorica o al Big Bang della scienza moderna. Un principio ci deve essere per spiegare il corso del mondo, per spiegare la Vita: per spiegare quello che Platone chiamava “il mare dell’essere”.
La Fiamma ha quindi generato la vita e la vita ha mutato profondamente la staticità che le pre-esisteva: con la Fiamma infatti - si legge ancora nella citazione - è giunta la disparità.
La vita ha dunque portato con sé la fluidità dell’esistente che continua incessantemente a mutare nell’eterno ciclo di nascita e morte. Dal momento che qualcosa nasce, insomma, si porta necessariamente con sé anche il suo contrario: luce e ombra, gioia e dolore, vita e morte.
Questo, dunque, è il prezzo che paghiamo per continuare ad esistere: essere soggetti all’instabilità ed al mutamento dell’eterno Divenire. Miyazaki ritiene che noi umani dovremmo imparare a convivere con questo dinamismo, conducendo una vita all’insegna dell’equilibro armonico con la natura: una concezione della vita coerente con le filosofie ascetiche dell’antico oriente che continuano ancora oggi ad esercitare una qualche influenza sulla cultura del Sol levante e che riecheggiano in pensieri e in riflessioni cari anche a filosofi della tradizione occidentale - uno su tutti Eraclito, che proprio nel Fuoco poneva anch’egli l’ἀρχή, il Principio universale.
Miyazaki è anche consapevole però che noi umani siamo troppo deboli per accontentarci di questo equilibrio precario: un grande pensatore come Aristotele nella sua Metafisica ci insegna infatti che tutti gli uomini sono condannati alla ricerca del raggiungimento della felicità e del benessere eterni, destinati a non venire mai appagati proprio perché gli uomini sono mortali e non possono ottenere nulla che valichi i confini della loro finitezza. Per questo gli esseri umani, da sempre, provano in tutti i modi ad innalzarsi al di sopra della loro natura, tentando di sbarazzarsi del loro fastidioso guscio mortale per ascendere ad uno stato superiore dell’essere che permetta finalmente di trascendere la loro mortalità: gli uomini, insomma, vogliono dimenticarsi della disparità, del dualismo dell’esistente per raggiungere finalmente la compattezza dell’unità, per toccare con mano l’ebrezza dell’infinito.
Ma proprio non capiamo che questo tentativo è una vana illusione.
Proprio di questa illusione - e di come possiamo liberarcene - vorrei parlarvi oggi: cominciamo allora con la prima citazione tratta dalla CogitoLetter!
La realtà lavora in aperto mistero.
- Macedonio Fernandez, Museo del romanzo della eterna
COMMENTINO:
Non c'è tenebra che non sia al tempo stesso luce, e non c'è mistero che non sia di per sé rivelatorio. La realtà di quel che viviamo è sempre ambivalente: quel che discende sta per altri salendo, ciò che si sparge sta contemporaneamente addensandosi, e ogni enigma tiene in sé la chiave della sua risoluzione.
Comprendere questa ambivalenza, affidarsi a questa apparente incoerenza del mondo, significa guardare in faccia il complesso divenire di ogni cosa: ciò che nasce inizia a morire e quel che muore dà avvio alla rinascita, continuamente.
Noi moderni, intrisi di false sicurezze e identità fasulle, crediamo al contrario che la realtà abbia sempre e solo un volto: se qualcosa sale, sta salendo e basta, e quando discende, sta soltanto discendendo. E così, la morte è morte e non ha legami con la vita, anzi: ne è addirittura la negazione! E il liquefarsi è nemico dell'aggregarsi, il distendersi è antagonista del concentrarsi, e con questi principi duri e puri finiamo per perdere la realtà stessa che, come dice il poeta, "è un aperto mistero".
Ecco l'ambivalenza sovrana: un mistero aperto, un enigma rivelatorio, un rompicapo che al tempo stesso è la soluzione. Guarda questo aperto mistero per quel che è: ambivalenze da abbracciare, contraddizioni da metabolizzare, dualità che in verità sono una cosa sola: bianco/nero, sano/pazzo, vivo/morto, ombra/luce.
In questo enigma troverai anche te stesso, in modi impensabili.
RACCORDINO:
Anzi: solo guardando in faccia l’enigma, solo abbracciando fino in fondo l’abisso in tutta la sua traumatica ambivalenza degli opposti, potrai veramente trovare te stesso. Questo perché - come ci insegna proprio Eraclito - la trama nascosta è più forte di quella manifesta: ed è proprio in ciò che sta nascosto, che passa inosservato, che risulta invisibile che si può scorgere una qualche verità.
Per quanto sbilenca e menomata, la verità su di noi giace nel fondo dell’invisibile: solo laggiù, dopo aver accettato le ambivalenze che ti attraversano, troverai te stesso per quello che, almeno in parte, sei davvero.
Proprio su questo concetto direi che possiamo passare alla seconda ed ultima citazione di oggi:
Tutte queste terre sprofondano, l'una dopo l'altra, nelle fiamme rinnovatrici, per rinascerne e ripiombarvi ancora, monotono fluire d'una clessidra che da sola si capovolge e si svuota eternamente. È un nuovo sempre vecchio e un vecchio sempre nuovo.
- Auguste Blanqui, L'Eternità attraverso gli astri
COMMENTINO:
La spiegazione di quel che ti accade giace perlopiù nell'invisibile. Quell'invisibile non è tale poiché "fantasmatico" o mistico: è invisibile perché antico, debolissimo, quasi impercettibile.
Si scatena in te un'ira incomprensibile di fronte a qualcosa di apparentemente insignificante: ecco una forza debole e impercettibile che, cumulandosi nei secoli, si scatena proprio ora. Provi un desiderio irrefrenabile per qualcosa che prima non destava il tuo interesse: ecco una forza invisibile ma ineluttabile che si manifesta alla tua coscienza, dopo anni di nascondimento.
Questo accade per gli individui, per i popoli, per le nazioni, per il cosmo: la forza più influente degli astri è la più debole dell'universo, ovvero la gravità. Anch'essa invisibile, impercettibile se comparata alle forze atomiche ed elettromagnetiche, eppure alla base di tutto quel che accade nell'infinitamente grande.
Se vuoi cercare la spiegazione di ciò che sei, non puoi fermarti alle forze visibili, manifeste, che ti appaiono palesi e potenti. La spiegazione di ciò che sei non alberga nel visibile, bensì nell'invisibile, nelle forze deboli eppure durature, impercettibili eppure persistenti, che serpeggiano nella storia umana e arrivano fino a te, silenziosamente, solo per poi esplodere negli effetti che rischiano di apparire come cause.
L'amore e l'odio, il coraggio delle scelte o la fuga nella paura, i sommovimenti dell'animo e quelli dei popoli, tutto ciò che si manifesta a noi è causato da questioni antiche, delicate, terribili, che sono rimaste perlopiù inaccessibili al nostro sguardo e di cui possiamo, forse, indovinare il profilo.
Questo è un pensiero difficilissimo da interiorizzare, quasi inaccettabile. Eppure, è un pensiero che porta in sé una verità terribile e liberatrice.
Sperando di aver mosso qualche riflessione utile, per oggi è tutto!
Vi auguro una buona domenica.
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